Personaggi 

     Venute meno le invasioni degli Ungari, attorno al X° SECOLO la dinastia tedesca degli Ottoni, nuovi re d'Italia ed imperatori, poi seguiti dagli imperatori Sassoni e dagli Hohenstaufen,  rinnovarono il sogno carolingio di una Europa unita e quindi rinforzarono i rapporti con le aree che portavano in Italia attraverso i Vescovi, i monasteri e le famiglie feudali.

     L'incremento dell'arrivo di popolazioni da nord era già tipico dei Longobardi, dei Franchi e dei Carolingi, ma il ritrovato controllo politico del territorio  creò le premesse per uno sviluppo economico che favorì l'aumento di popolazione. Ampie aree delle zone alpine, mai abitate prima in modo permanente, diventarono la frontiera di un nuovo mondo. Si tagliavano boschi, si creavano radure per le coltivazioni ed il pascolo. Il commercio venne favorito dai progressi nelle vie di comunicazione via terra e via acqua, nonché dall'aumento della diffusione della moneta. Gli attori di questo momento storico, impregnati di pragmatismo, competitività,  esaltazione della vita attiva e degli ideali di etica civile, porrranno le premesse di quello sviluppo che porterà alla società Comunale e poi al Rinascimento, con la valorizzazione della vita associata, e con una nuova percezione dell'uomo e del mondo che gli stava intorno. 

 

      Il cognome Rodeghiero/Rodighiero deriva da un nome di origine tedesca (Rodegerius [Enego, 1261] - Rodigerius [Foza, 1346] - Rodigerius, Rüdegar [Asiago, 1418] ) che compare sull'Altipiano dei Sette Comuni seguendo la graduale colonizzazione germanica databile negli anni centrali del medioevo: lo troviamo per la prima volta già quale patronimico nel XIII° SECOLO ad Enego, successivamente incontriamo tale nome a Foza nel XIV°, e poi nel XV° SECOLO ad Asiago, dove diventa un cognome nella forma patronimica (figlio di Rodeghiero),  si struttura stabilmente e si diffonde in modo permanente tanto da dare il proprio nome ad una Contrada:

     


 

     l'antica Contrada Rodeghieri, che si trova ai piedi del Monte Katz detto anche Monte Bi,  dopo una prima permanenza del gruppo familiare in localita' "Campo", al centro dell'antico abitato. Il Monte Katz è il toponimo, cioè nome di luogo,  più presente nelle opere dello scrittore asiaghese Mario Rigoni Stern, dopo il termine 'Altipiano', e non manca quando lo cita anche il riferimento alla Famiglia Rodeghiero 'Runz', che in quell'area aveva le sue proprietà:

“Nel pomeriggio era salito sul monte Katz, poi dal bosco del Gharto aveva trascinato sulla neve, poco sotto la croce, un grande mucchio di rami secchi tagliati dalle piante in piedi, e aspettò il grande evento davanti alla hutta dei Runz".

Da 'Storia di Tönle' di Mario Rigoni Stern.

Il Katz (detto anche Monte Bi) è la collina rotonda a nord dell’aeroporto, sopra la contrada Rodeghieri e l'antica casa dei Rodeghiero 'Runz',  luoghi dove erano ubicate la casa di Tönle e dei protagonisti di altri due romanzi della trilogia altopianese di Mario Rigoni Stern. Quello era anche il pendio che lo scrittore aveva di fronte quando scriveva, nello studio della sua casa, in val Giardini. Si tratta del toponimo più presente dopo “Altipiano” nell’opera di Rigoni Stern, e rappresenta, secondo la studiosa Sara Luchetta, “un vero e proprio legame fisico fra le varie epoche narrate, la costante che si ripete come un punto di riferimento cui si affidano i protagonisti della narrazione".

      Il significato etimologico del primo nome attribuito a questo Monte [1], potrebbe essere riferito alla ripidezza del sentiero, così come segnalano i frequenti Katzenstein, Katzenlaiten (quest'ultimo anche a Ora-Auer, in privincia di Bolzano), toponimi che indicano sempre salite rapide o molto ripide da percorrersi con agilità e destrezza, appunto del gatto; non si esclude, però, un'origine fitonimica, corrispondente al cimbrico Khatz, pianta delle latifoglie. E' chiamato anche Monte Bi, probabilmente quale nome avverbiale o prepositivo, nel significato corrispondente alla posizione di un colle 'avanzante' verso un centro abitato: Bi, nell'antico alto tedesco equivale a bei, dabei, in der nähe,  nehen, hinzen, ossia vicino, di fronte, dinnanzi (di fatto il Monte Bi è in bella vista della Conca di Asiago); o ancora per apocope di Bi(chl), che oscilla tra 'colle' e 'altura', termine con il quale vengono contraddistinte alcune località in Alto Adige. Una curiosità: nel Medioevo la parola Katz era un cognome askenazita, cioè degli ebrei delle aree tedesche (distinti dai sefarditi, ebrei delle arre spagnole), ad indicare discendenza da famiglie sacerdotali, quale abbreviazione delle parole ebraiche kahen tzedek, cioè 'vero sacerdote'.

     La prima citazione della Contrada Rodeghieri è del 1507 [2]; il nome varia: nel 1523 e nel 1524 il notaio dall'Oglio [3] la cita come 'in contracta que dicitur vulgariter de Rudigieris', mentre nel 1591 dal notaio Silvagno [4] viene chiamata 'in contratta de Rudegieris'. Nel catasto napoleonico (anno 1812) e nelle mappe di quello austriaco (anno 1836) il nome oscilla fra Rodeghieri e Rodighieri [5]; la tradizione orale ci porta alla originale versione cimbra, in quanto la Contrada viene definita Prüdegar ("presso Rodeghiero") [6].

     Da ricordare nella toponomastica di Asiago pure il Ronco di Rodeghieri, località citata nel 1527 dal notaio Dall'Oglio 'in luoco del ronco di Rudigieri' [7], area ad est di Asiago fra la Contrada Clama e Meltar, attualmente occupata dal campo da golf; e ancora la Rudegar hechele [8] , oggi Roderèchele ( da Rüdegar ecke = piccola riva di Rodeghiero), la strada che partendo dalla contrada Clama arriva alla contrada Meltar.

     La contrada Rodeghieri si trova in un'ottima posizione geografica con i monti alle spalle, ricca di fonti d'acque (qui si alimenta la Rosa, unico torrente perenne di Asiago insieme al Ghelpack), tanto che, all'indomani della prima guerra mondiale, "in un primo tempo, da parte di alcuni asiaghesi, si era ventilata l'idea di lasciare sul posto, così come erano, tutte le macerie di Asiago e di ricostruire il paese ex-novo tra le contrade Rodeghieri e Costa, alle pendici del monte Katz, luogo soleggiato e riparato dai venti freddi del nord. Non senza animate discussioni questa proposta venne messa da parte dopo le ragioni portate dai cittadini più tradizionalisti"[9].

      
   

   Nei secoli la Famiglia Rodeghiero/Rodighiero ha dato all'Altipiano decani e sindaci, religiosi, insegnanti, militari, notai, artigiani, artisti, sportivi.

    

     XV° SECOLO

     I Rodeghiero/Rodighiero di Asiago discendono tutti dal matrimonio tra Pietro di Rodeghiero (1390-1480) e  Maddalena de' Polverella (140.-14..), i quali si sposarono il 5 ottobre 1425 ad Asiago, entrambi appartenenti a due famiglie originarie, che cioè fondarono le prime comunità sull'Altopiano.

     Maddalena apparteneva alla Famiglia de' Polverella, di antica origine asiaghese, già ampiamente attestata ad Asiago dal '300, una Famiglia quindi  che compare fin dalla nascita di Asiago e che  sarà una delle più importanti del Comune: il suo capostipite è Pietro Polverella (13..- 1418), nonno di Maddalena; è la stessa famiglia della beata Giovanna Maria Bonomo: infatti il fratello di Maddalena, Bonora Polverella (14..-1457/75),  sarà padre di Bonomo (14..-1508/28), da cui discenderà la beata [10].

     Il padre di Pietro, Rüdegar nell'antica parlata cimbra (1365-1460), che negli scritti compare come Rodegerio/Rodigerio, colui che per patronimia diede il nome alla Famiglia, si porta  ad Asiago nei primi anni del 1400, dato che già nel 1422, il 31 maggio, partecipa alla Convicinia del Comune. Aveva abitazione nella strada principale di Asiago, più o meno corrispondente alla zona dell'attuale Corso, ed era persona molto influente all'interno del Comune. Spesso gli atti notarili sono rogati nella sua casa in contrada Campo, ed è citato come testimone in moltissimi rogiti notarili, nei quali viene chiamato 'Messer', titolo che veniva solitamente attribuito a persone di rilievo, quali giudici e notai o preti e cavalieri. Non lavora terreni in affitto, non è cioè livellario, nè vassallo, di istituzioni religiose o laiche [11], come numerosi abitanti ad Asiago in quel tempo, ma è titolare di molte proprietà,  per estesa e prospera attività commerciale: proprietario di 160 campi [12] nel luogo detto de Loga, a Gallio, sulla strada che porta ad Asiago, di altri 8 campi nel luogo della Chiesa di Gallio; il 30 giugno 1418 [13] compera 20 campi in località Cà Sorda di Asiago ( area degli attuali campi da golf): da quel momento si  chiamera' Rüdegarecchele, cioè piccola Costa di Rodeghiero, e ancor oggi, dopo 600 anni, questo nome ricorda il suo antico proprietario; il 22 ottobre 1420 compera una casa con sedime e 7 campi in contrada Campo; il 7 ottobre 1431 compera 6 campi nel luogo detto di Costa e 10 campi nel luogo detto Campeli ; in seguito, il 9 marzo 1438 si attesta che ha proprietà in contrada Brode e nella Valle degli Astori, che incrementa comperando  un sedime con casa nella stessa contrada Brode (questa diventerà pochi anni dopo la contrada Rodeghieri), 6 campi nella Valle degli Astori ed inoltre 11 campi in contrada Mandrel; nel 1459 si attesta sia proprietario di altri terreni in Valdorco. Intrattiene rapporti con il Podestà di Marostica e il Rettore di Vicenza, tanto da nominare suo procuratore, nunzio e messo Janexe di Bonora Polverella (14..-1457/75). I rapporti di Rodegerio con la Famiglia Polverella, la più importante del Comune, sono molto intensi: Janexe è infatti nipote della moglie di suo figlio Pietro,  ed è fratello  di Bonomo Polverella (14..-1508/28), il capostipite della Beata Giovanna Maria Bonomo. Un rapporto di vicinanza che continuerà nei secoli: infatti lo stesso Giovanni Bonomo (15..-1653), padre della Beata, è figlio di Giampietro Bonomo (1553-1623) e di donna Maria Rodeghiero (15..-1613), nonna quindi della Beata.

     Pietro di Rodeghiero avrà rapporti anche con importanti famiglie della pianura: il 7 dicembre del 1479 lo ritroviamo infatti a Vicenza in casa dell'antica Famiglia Pigafetta, dove  nascerà (tra il 1480 e il 1491) Antonio Pigafetta, Cavaliere di Rodi e compagno di Magellano nella prima circumnavigazione del globo partita nel 1519 da Siviglia. 

     Rüdegar era figlio di Jacobo (1340-1420/22), il quale era proprietario di terreni nella zona della Valpiana di Foza ('a volta de Fozia') [14], una delle rare aree pianeggianti del Comune, la quale  aveva quindi un'ottima resa agricola, ma particolarmente strategica per il trasporto delle merci dall'Altopiano, specie del legname, alla Val Frenzela, sulla quale dà la Valpiana, fino al fiume Brenta: economicamente importante quindi almeno fino alla fine del XIV secolo, quando Gallio e poi Asiago apriranno una propria via di accesso ai traffici sul fiume. E' in questo periodo che Jacobo ed il figlio si spostano ad Asiago, divenuta nel frattempo il centro dell'attività economica sull'Altopiano.

     Jacobo era figlio di Guidone (n.1310 c.a.), che era figlio di Aymo (n.1280 c.a.) [15]: quest'ultimo è il nome del più antico capostipite della famiglia finora evidenziato dalle ricerche archivistiche. Ma da dove veniva a sua volta Aymo e la sua famiglia, visto il tipico nome di ambito teutonico, come quello del suo pronipote Rüdegar?  Da aree propriamente tedesche, o da aree di influenza basso-tedesca, attinenti alla valle del Brenta che porta a Trento, le quali dagli uomini del tempo erano comunque già definite "Alemania"? E' un interrogativo che riguarda l'origine della maggior parte della popolazione dell'Altipiano del tempo.

     Da Maddalena  de' Polverella e Pietro di Rodeghiero nasceranno due figli, Antonio e Domenico. Antonio, che morirà molto anziano (una caratteristica dei Rodeghiero di questi secoli è di arrivare ad essere quasi centenari), avrà cinque figli maschi e cinque femmine: Gianexe, Pietro, Marco, Andrea e Azzolino, Bartolomea, Pellegrina, Maddalena, Cenerina e Angela. Domenico avrà cinque figli maschi e una femmina: Gio.Marco, Bartolomeo, Alberto, Jacobo, Janese e Magdalena.

     E' una famiglia molto attiva nelle dinamiche del primo insediamento dell'Altipiano, infatti i primi personaggi che incontriamo sono persone impegnate nella valorizzazione economica [16] delle vaste distese dell'Altopiano: sono proprietari di numerosi terreni, commerciano in legname e lana.  Acquistano anche terreni nella zona pedemontana, seguendo un flusso più ampio di altopianesi che si registra in questo periodo verso quelle aree: nel 1457 troviamo 'Andree de Rudegero de Axigliago' a Calvene [17]. 

     Tra i ruoli sociali più importanti nella Comunità, oltre al decano del Comune, c'era quello del parroco; anche Asiago, come tutte la Parrocchie dell'Altipiano, aveva preti che parlavano il 'cimbro', provenienti dalla Germania: da Innsbruck, Ratisbona, Costanza, Salisburgo, ecc.; il primo Parroco di Asiago originario dell'Altopiano fu Bartolomeo Cuman di Lusiana, investito del beneficio parrocchiale dal Vescovo di Padova l'11 marzo 1478. Esperto di diritto e buon latinista, era notaio e giudice delegato delle cause matrimoniali; fu una figura molto importante per la ricostruzione di Asiago dopo la guerra veneto-asburgica del 1487, in particolare perchè si prodigò per riedificare la chiesa distrutta e per promuovere vocazioni religiose tra gli abitanti: risultati della sua attività pastorale che presentò al primo Vescovo di Padova salito ad Asiago, mons Pietro Barozzi nel 1488. La Famiglia Rodeghiero si legherà anche con la Famiglia di don Bartolomeo: come tanti sacerdoti del tempo, in particolare prima del Concilio di Trento, questi aveva una relazione stabile con una donna, Susanna della Val Venosta [18], dalla quale ebbe due figlie, Bartolomea e Caterina. Marco di Antonio di Pietro Rodeghiero sposò Caterina. L'11 luglio 1500 comperò poi quattro campi a Lusiana dal nuovo rettore di San Matteo, Jacomo Cuman, nipote di don Bartolomeo. Inoltre il 25 agosto del 1500 la suocera Susanna, nella casa dello stesso Marco, dispose di donare tutti i suoi beni alle figlie, in cambio di sei ducati all'anno.

 

     XVI° SECOLO

     Godono di stima pubblica: il 25 maggio 1521 Jacobino Rodeghiero è chiamato a dirimere una questione ereditaria tra gli eredi della Famiglia Paganino; il 9 giugno 1521 il Decano del Comune Antonio Scaggiari, dovendo risolvere una controversia insorta tra  gli affittuari dei beni comunali in Contrada Sasso con il Comune per il fitto annuale, decide di affidare la questione ai rappresentanti dei quattro Colonnelli del paese,  e per il Colonnello della Costa nomina Giacobo Rodeghiero; Ser Nicola, figlio di Pietro Rodeghiero è uno dei sindaci del Comune di Asiago nel 1550 [19]; ser Giovanni  figlio di Andrea Rodeghiero è rappresentante del Comune in molti atti nei quali il Comune tutela i propri interessi [20].

     I Rodeghiero sono proprietari di numerosi terreni, commerciano in legname e lana [21]. Impegnati nell’attività economica, hanno la necessità di seguire
da vicino i propri affari, come accadde nel 1571 a ser Francesco del fu ser Gianese Rodeghiero, che, sorteggiato per fornire un remiere per la guerra di Cipro, assume Pietro fu Bartolomeo Brazzale [22]. Ser Francesco Rodeghiero pagò ben 104 troni a Pietro Brazzale per farsi sostituire come remiere nelle galee veneziane. È l’unico documento di Asiago che testimoni il sorteggio di uomini richiesti da Venezia per la guerra di Cipro. La richiesta della Repubblica provocò malcontento, perchè si ritenne che con ciò fosse violato il privilegio dell’esenzione dalla leva, visto che già si doveva provvedere alla difesa dei confini: furono perciò inviati nunzi a Venezia per protestare, ma anche per proporre di pagare un contributo straordinario nel caso non fosse stata possibile la revoca dell’Ordinanza senatoriale, ma ad essi fu risposto che i privilegi erano ‘a beneplacito della volontà’ della Signoria [23].
     E' una famiglia attenta alle necessità della Comunità e numerosi  suoi membri, come abbiamo già visto, nei secoli assumeranno responsabilità nella direzione della vita civile  di Asiago e dell'Altopiano: Giovanni Rodeghiero è uno dei governatori del Comune di Asiago che si riuniscono il 28 maggio del 1571 proprio per provvedere ai cinquanta uomini chiesti da Venezia per la guerra di Cipro; Andrea Rodeghiero è uno dei governatori di Asiago che il 13 giugno 1579 chiedono al Vescovo di Padova Federico Corner, in visita ad Asiago, di accordare agli uomini del Comune il diritto di patronato della Chiesa, concessione che sarà poi confermata da papa Gregorio XIII con bolla del 5 dicembre 1580 [24]; Luise Rodeghiero è l'ambasciatore di Asiago che nell'estate del 1582 venne inviato dal Comune presso i comuni del Tirolo per risolvere le controversie confinarie, specie con Grigno [25], in particolare dopo che nel maggio di quell'anno due spedizioni di uomini di Grigno avevano portato via mannaie e asce ai danni di boscaioli di Foza e falegnami di Asiago, impegnati a fabbricare doghe a Lagosin e in Val coperta. Ma vediamo meglio settore per settore.

 

      NELL'AMBITO RELIGIOSO

      Le principali famiglie di Asiago in questo secolo cercarono di avere un proprio esponente anche nel clero locale e quindi pure nella famiglia Rodeghiero si ebbero ben 7 sacerdoti tra il 500 e l’800, di cui quattro parroci.
Agli inizi del ‘600 (prima del 1605), Giovanni Rodeghiero (15..-1631) divenne il primo dei religiosi [26] di casa Rodeghiero. Rettore di S.Rocco eletto il 30 settembre 1612, divenne presto rettore [27] (1613-1631) della chiesa di S.Giustina di Roana, dove morì nel 1631 a seguito della peste contratta visitando i tanti moribondi (si ritiene che per la diffusione del morbo sia venuta meno più della metà della popolazione di Roana).
Laico, ma impegnato anch'egli nell'ambito religioso, nel 1647, ma lo ritroveremo anche nel 1665 al tempo della prima visita pastorale del vescovo di Padova Gregorio Barbarigo, figurava tra gli insegnanti della dottrina cristiana [28] il signor Pietro Rodeghiero, maestro della seconda classe, nella quale si insegnavano il credo, i comandamenti e la Salve Regina, mentre Dorotea Rodeghiero era responsabile della seconda classe femminile.
Nel 1673 divenne sacerdote Cristano Rodeghiero (1646-172.): nei numerosi atti notarili che lo riguardano viene sempre definito 'Reverendo Monsignore'. Don Cristano fu cappellano presso la chiesa di S.Matteo ad Asiago; lo troviamo nella terza visita vescovile di S.Gregorio Barbarigo ad Asiago, nel 1687, insieme al fratello don Gio. Modesto Rodeghiero, che aveva ottenuto di celebrare la prima messa il 29 maggio 1682, il quale officiava la chiesa campestre di S.Antonio al Sasso, ed entrambi abitano insieme alla sorella Madalena nella casa del Cappellano; nella stessa visita si annota la presenza di pre' Modesto Rudeghiero fra i maestri. Da notare in quegli anni la diffusa adozione tra i membri della famiglia del nome di Modesto, dopo che qualche tempo prima, nel 1650, il Vescovo di Padova aveva donato alla Comunità di Asiago il corpo del Martire S. Modesto, da lui a sua volta ricevuto in segno di benevolenza dal papa Urbano VIII nel 1644. Don Cristano nel 1690 [29] concorse senza successo per la cappellania di S.Rocco di Asiago e intorno al 1719 divenne pievano a Cadoneghe, presso Padova. “Nel principio di questo santo impiego ho ritrovato in molti tanta ignoranza de misteri della nostra santa fede, che mi conveniva durare molta fatica nell’istruirli. Posso poi dire che la gioventù allevata e cresciuta doppo le sante fatiche, ordini et avisi del santo prelato sia totalmente diversa, poiché la principal premura del medesimo è sempre stata di accudire agli insegnamenti della Dottrina cristiana, interrogando egli da sé i fanciulli, assistendo personalmente alle dispute, infervorando gli operarii, ricordando ai parochi il loro obligo, premiando i fanciulli che rispondevano bene e mostravano di haverla imparata.” Nel 1708 rese questa testimonianza durante il processo di beatificazione di Gregorio Barbarigo. Contemporaneo a don Cristano viveva ad Asiago [30] anche don Giambattista Rodeghiero, nipote di don Cristano; diventato quello parroco a Cadoneghe (1719-1727), il nipote lo aiutava nell'attività pastorale, mentre a sua volta faceva il parroco di S.Maria Iconia a Padova.
Don Francesco Rodeghiero (1717-1777), fu prete presso la chiesa arcipretale di Asiago (1737/50), dove dal 1742 fu anche capellano presso l’altare della Beata Vergine, capellania istituita per volontà testamentaria del parente Pietro Rodeghiero; nel 1750 venne nominato parroco a San Pietro delle Nove direttamente, su richiesta dei fedeli, dal Vescovo di Padova Cardinale Rezzonico (che diventerà papa nel 1758 con il nome di Clemente XIII), e dove rimase fino alla morte nel 1777, molto amato e compianto da tutta la popolazione [31]. Troviamo poi Don Domenico Rodeghiero, prete ad Asiago (1774/95), e Don Bartolomeo Rodeghiero, pure prete ad Asiago (1780/1805).
Don Cristiano Rodeghiero (1819-18..), fu cappellano a S.Pietro Valdastico e successivamente parroco a Lastebasse, chiesa di S.Marco [32] (1861). Nella prima metà dell'Ottocento fu amministratore del Seminario Maggiore di Padova don Francesco Rodighiero. Nel 1888, la Prefettura di Vicenza, su proposta dell’Arciprete e della Giunta comunale, nomina Andrea Rodeghiero ed altri 4 asiaghesi fabbriceri della Parrocchia di S.Matteo, che lo stesso Arciprete don Domenico Bortoli definisce “Sono persone di ottima vita religiosa e morale” (P.Gios, op.cit., pag.88).

Fra i religiosi della famiglia Rodeghiero del ‘900 vogliamo ricordare le suore comboniane (cugine, ma con cognomi trascritti in modo diverso: un caso emblematico della trascrizione diversa del cognome una volta che ci si allontana da Asiago) suor Geronia Rodighiero, nata a Camisano e figlia di Antonio Rodeghiero Runz, per molti anni impegnata nell'apostolato a Pescara, dove cofondò nel 1980 Radio Speranza, la Radio della Chiesa Metropolitana, e suor Gianna Franca Rodeghiero; quest'ultima, nata ad Asiago nel 1927 da Francesco Rodeghiero Runz, missionaria in Sudan dal 1954 al 1962, e poi a Firenze impegnata nell'accoglienza e assistenza agli immigrati, in particolare alle ragazze madri, nel 2004 è stata insignita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica per i significativi meriti sociali della sua attività pastorale, in particolare per avere dato vita a Firenze, dapprima presso i Missionari Comboniani, e poi con l'aiuto del Centro per la Vita e quindi della Compagnia delle Opere, a quella che sarà l'Associazione Progetto S.Agostino, con l'istituzione della Casa Santa Lucia, della Casa S.Felice e dell'Asilo nido L'Aquilone. Vogliamo inoltre ricordare anche padre Domenico Rodighiero (ancora una volta con la trasformazione del cognome nella trascrizione all'anagrafe di Camisano, dove nacque, visto che era figlio di Bernardo Rodeghiero Runz), che dedicò tutta la sua vita all'assistenza agli emigrati italiani nel Nord America. Anche lui attento ai mezzi di comunicazione sociale: infatti diede vita ad un mensile in lingua italiana a Boston nel 1971, e nel  1973  fondò a Montreal il mensile 'Insieme', riviste che ancora si pubblicano.

      La chiesetta di S.Domenico

      La chiesa campestre di San Domenico [33] all’Oba venne fatta costruire, fra il 1631 e il 1633, per voto contro la peste da diverse famiglie della contrada Bassi: alcuni capi-famiglia il 4 agosto (l’8 agosto è dedicato a San Domenico) 1631 infatti si obbligarono, con relativo instrumento notarile [34] , redatto dal notaio Giammaria Rodeghiero, a edificare una chiesetta ampliando il vecchio oratorio dei Bassi.
Successivamente, nell’ottocento, Giovanni Rodeghiero (+1842) lasciò una donazione testamentaria ai poveri ed ordinò trenta messe all’anno. Antonio Bonomo, suo ammiratore, ricordò il tutto con una iscrizione dedicatoria, ornata sul timpano dal motivo araldico a due ruote:

JOANNI RODEGHERIO ANDREAE F:
QUI MORIENS IX KAL. APR. PAUPE=
RES IN FILIOS ADOPTAVIT ET XXX HIC
MISSAS QUOTANNIS CELEBRARE JUSSIT
ANTONIUS BONOMO MARCI F : VIRI
PIETATE EXIMII AMIRATOR AD PER=
PETUAM REI MEMORIAM HOC MONUM=
ENTUM POSUIT SALUTIS ANNO
MDCCCXXXXII

Traduzione: A Giovanni Rodeghiero figlio di Andrea, che morendo il 24 marzo adottò i poveri per figli e ordinò 30 messe all’anno. Antonio Bonomo, figlio di Marco, ammiratore della pietà dell’esimio uomo, a memoria perpetua della cosa, pose questo monumento l’anno della salute 1842.

 

      La Meridiana del Duomo

      Nel 1890 Cristiano Rodeghiero e Giovanni Costa dipinsero una meridiana sulla parete sud della chiesa arcipretale di Asiago, con la seguente iscrizione:

ICH SCHBAIGE, BENNE DE LICHTE
VEHLMAR
UN SELTEN REDE, ABER BAHR
RODIGHIERO CHRISTIAN GLÖCKL UN
COSTA HANS PRUK MICHEN Z JAHR 1890
Traduzione: Io taccio, quando la luce mi manca, e poco parlo, ma vero. Rodighiero Cristiano Glöckl e Costa Giovanni Pruck fatto l'anno 1890.

Distrutta dalla guerra, fu rifatta da altri artisti nel 2003.

Il capitello di Contrada Rodeghieri

Nel 1934 Andrea Rodeghiero fece costruire, su progetto di don Antonio Rigoni-Carisch (1875-1937), un capitello [35] nell’omonima contrada per ricordare il decimo anniversario della morte prematura del figlio Cristiano (+1924). Venne inaugurato [36] e benedetto il 27 agosto del 1934 nel pomeriggio, e verso sera venne visitato anche dal vescovo di Padova, Carlo Agostini, in Asiago per le cresime, che parlò alla numerosa gente accorsa. Qualche anno dopo le figlie Antonietta ed Elisabetta dedicarono a loro volta al padre un affresco sul lato sinistro, raffigurante il santo protettore eponimo Andrea. Nel tempo il capitello dei Rodeghieri è diventato un punto di riferimento non solo della famiglia Rodeghiero ma di tutta la contrada.

Sull'altare, in marmo rosso di Asiago, vennero incise le seguenti parole:

ANDREAS RODEGHIERO
AD PERPETUAM FILII SUI CHRISTIANI
MEMORIA
FUNDITUS ERIGI MANDAVIT
AN. MCMXXXIV

Traduzione: Andrea Rodeghiero dispose che fosse eretto dalle fondamenta a perpetua memoria di suo figlio Cristiano, nell'anno 1934.

 

      NELLA VITA CIVILE

      Ben presto membri della Famiglia assumono responsabilità pubbliche anche a servizio della comunità civile, ma continuerà la generosa attenzione alla Chiesa e ai poveri.
      Il notaio Gio Maria fu Matteo Rodeghiero (1593-1650) fu pubblico notaio [37] ad Asiago fra il 1628 e il 1647 [38] .
E' uno dei notai che opera ad Asiago nel periodo della diffusione della storica peste, raccontata da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: mentre altri notai nulla trascrivono, timorosi di andare al capezzale dei moribondi, questi, insieme ad alcuni medici e sacerdoti, si porta coraggiosamente (nel periodo più acuto, il 1631, ad Asiago verranno meno ben 4 notai!) presso le case degli gli ammalati per raccoglierne le ultime volontà testamentarie, e quindi, tra le righe, nei suoi atti ci narra il difficile momento vissuto in quei mesi ad Asiago e sull'Altopiano [39].
Uno dei primi medici della famiglia Rodeghiero è il nipote del notaio Gio Maria, figlio di suo figlio Matteo, Rodigherius (una volta in pianura il cognome vien quasi sempre trascritto in Rodighiero)  Marcus Modestus f.Mathei, laureatosi nel 1707 (Raccolta computerizzata laureati in medicina presso l'Università di Padova dal 1700 al 1860, Mostra della Medicina, Padova 1986).

Nel 1737 (12 dicembre) domino Pietro Rodeghiero, che aveva casa con bottega [40] di fronte alla chiesa di S.Rocco, fece testamento olografo e morì subito dopo. Prescrisse, tra l’altro, l’istituzione di una capellania presso l’altare della Beata Vergine delle Grazie, da costruirsi nella chiesa arcipretale di Asiago, e raccomandò che la nomina del relativo capellano, compito del parroco, di un governatore del colonello di Villa e del massaro, ricadesse preferibilmente su uno dei “Religiosi preti del mio casato e cognome de Rodeghieri”. Nel 1742 venne infatti eletto don Francesco Rodeghiero. Riservò inoltre 100 ducati per la costruzione e completamento della navata [41] settentrionale della chiesa di San Matteo, con un altare in pietra dedicato alla Beatissima Vergine del Rosario. Inoltre, se fossero avanzati soldi, chiedeva di far fare “l’altare d’avanti in pietra” nella chiesa di San Rocco, di fronte alla sua abitazione. Un anno dopo nel 1738 venne concessa al quondam Pietro ed alla vedova Elisabetta Carli la sepoltura nella chiesa arcipretale di San Matteo, una raro privilegio in quei tempi, in particolare su questi monti; “monumento” funebre [42] che venne successivamente fatto fare dalla vedova, sul quale stava la iscrizione in latino:

DEO OPTIMO MAXIMO
RODIGHIERO BENEFACTORI MUNIFICO
HUIUS ARCHIPRESBITERALIS ECCLESIAE
ET SIBI ELISABETH UXOR
SEPULCHRUM HOC AERE SUO POSUIT
ANNO A P. VIRG. MDCCXLIX
Traduzione: A Dio Ottimo Massimo/ Per Rodighiero, munifico benefattore di questa Chiesa Arcipresbiterale, e per sè/ la moglie Elisabetta costruì questo sepolcro a sue spese/ nell'anno 1749 dal parto della Vergine.

Nel 1740 era stata completata la suddetta navata settentrionale [43] della chiesa arcipretale con il lascito di Pietro, in onore del quale veniva chiamata navata di Rodeghiero.

Di ciò ne è testimonianza l’iscrizione che si trovava sul muro all’interno della chiesa:

D.O.M.
PETRI RODEGHERI TESTUDO
HINC EMINET AERE MUNIFICA
HAC NOSTRA PLEBE FAVENTE SVO
ANNO MDCCXL
Traduzione: A Dio Ottimo Massimo / Questa costruzione si eleva per la generosità di Pietro Rodeghiero e grazie al contributo generoso di questo nostro popolo/ anno 1740.

Altri lasciti a favore della Chiesa da parte di alcuni membri della Famiglia Rodeghiero precedono questo di Pietro, e altri ne seguiranno: in precedenza Cristan di Bortolo Rudegero nei difficili mesi del 1631, il 2 giugno, aveva stabilito un lascito testamentario per la doratura dell'altare di S.Rocco [44]; nel corso del ‘700 furono effettuate altre donazioni nei confronti della chiesa di Asiago [45] : nel 1777 (13-5) da parte di Antonio Rodeghiero e consorti, e nel 1780 (31-5) da parte di Domenico Rodeghiero e consorti, rispettivamente di 554 e 124 Lire venete, depositate presso il Monte di Pietà di Vicenza a favore del Beneficio Parrocchiale di Asiago. Vedremo poi la donazione di Giovanni Rodeghiero ai poveri nel 1842 (un'altra donazione ai poveri la troviamo nel testamento di Antonio di Bernardin Rudeghiero del 24 novembre 1631, nel quale stabilisce che per quattro anni sia disposta una distribuzione di pani di farina di segala ai poveri presso il capitello della sua contrada o a casa sua [46], che sarà seguita nella seconda metà del 1900 dal generoso lascito testamentario alla Parrocchia di Asiago, soprattutto in immobili, dei beni di proprietà dei fratelli Antonietta, Cristiano, Domenico ed Antonio Rodeghiero.

Sempre in questi stessi anni, e cioè nella seconda metà del ‘700, i fratelli Domenico e soprattutto Giovanni Rodeghiero, soprannominato Regno, lavorarono ad Asiago come orefici [47]. Entrambi eseguirono molti eccellenti lavori di oreficeria, tra cui anche per la chiesa parrocchiale di S.Maria Assunta di Foza: Domenico nel 1768 un espositorio [48] ;

 

Giovanni nel 1782 una calice d’oro [49]: questi in particolare era "uomo di molta intelligenza e di squisito ingegno. Inclinato all'arte dell'orefice ed argentiere, ne apprese di questa in patria le prime cognizioni; presto e da sè si fece maestro; riuscì mirabile e svariato nel disegno: non imitatore, ma inventore fecondo, felice e di buon gusto, per cui dalle sue mani sortirono sempre lavori forbiti, vaghi e delicati, vari esemplari dei quali decorano le chiese di Asiago, di Lusiana e di Enego. Venuto in considerazione di distinto artista, risolse di trapiantare la sua famiglia e di aprire officina in Venezia, onde migliorare la sua sorte. Ebbe tre figli dei quali uno si fece prete, e due riescirono periti nell'arte del padre". Negli stessi anni (1781/83) i due fratelli eseguirono pure la medaglia commemorativa per la beatificazione [50] di Giovanna Maria Bonomo di Asiago, proclamata a Roma il 9 giugno 1783 dal Papa Pio VI°, nonchè la teca d'argento contenente la tibia della gamba destra della Beata, visibile tutt'oggi nell'altare a Lei dedicato nel Duomo di Asiago. Don Antonio Rodighiero (1782-1858), figlio di Giovanni Rodeghiero (come al solito, una volta in pianura il cognome viene cambiato), fu arciprete a Resana (Tv) e compositore di eccezionali musiche per organo. Altra figlia di Giovanni, Maria Rodeghiero, avrà dal marito Cristiano Guglielmi cinque figli, di cui uno pittore, Eugenio Guglielmi, e quattro sacerdoti: don Vigilio (1804-1837), bibliotecario del Seminario di Padova, don Giovanni (1806-1870), priore della Parrocchia di San Benedetto di Padova, provicario generale della Diocesi ed esaminatore prosinodale (un'epigrafe a lui dedicata si trova nel Cortile del Pane alla Basilica del Santo di Padova), nonché maestro del letterato Pier Carlo Leoni, don Giosuè (1811 - ?) e don Gaetano (1813-1856).

 

      NELLA CULTURA

      Figura emerita dell'istruzione ad Asiago, per gli esiti della sua iniziativa, è il professor Cristiano Rodeghiero: gli asiaghesi sentirono la necessità di far impartire ai propri figli, destinati in gran parte all’emigrazione, una preparazione che consentisse loro un avvenire decoroso, anche se in terre lontane, per cui egli assunse la direzione della prima Scuola Serale di Disegno ad Asiago, costituita con delibera della Giunta Comunale del 20 novembre 1885. Questa iniziativa diede il via a quella che sarà successivamente la Scuola Diurna di Arti e Mestieri, quindi Regia Scuola Secondaria di Avviamento Professionale Industriale, poi Regia Scuola Tecnica Industriale, ed infine all’istituzione dell’attuale IPSIA (Istituto Professionale per l’Industria e l’Artigianato), al quale poi furono aggregati l'Istituto Professionale per il Commercio ed il Corso Professionale per camerieri e cuochi.

Le figlie di Andrea Rodeghiero, figlio di Cristiano Rodeghiero Runz, Antonietta ed Elisabetta, si distinsero nell'ambito dell'istruzione dei giovani asiaghesi: furono infatti per numerosi anni insegnanti nelle scuole di Asiago.
In particolare Elisabetta Rodeghiero Runz (1896-1983), che fu anche molto impegnata a sostenere la 'Chiesa che Soffre' (ACS), una fondazione di diritto pontificio, fondata nel 1947 fra le rovine e le devastazioni della seconda guerra mondiale dal sacerdote olandese padre Werenfried van Straaten per portare soccorso alla Chiesa, laddove la mancanza di mezzi economici o la violazione della libertà religiosa ne avessero reso difficile o impossibile la sua missione evangelizzatrice.
E' lei che insegnò a leggere e a scrivere a Mario Rigoni Stern, il quale la citò in alcune sue opere ed anche nella lectio magistralis che tenne a Padova in occasione della consegna della laurea honoris causa [51]. Egli così la ricordò nel numero 1/1983 della rivista “Asiago ieri…oggi…domani”:
”Era per noi una presenza amichevole che ci dava serenità e senso del dovere, ed ora che anche lei se ne è andata è come se una parte della nostra giovinezza sia tramontata per sempre. Quante generazioni di ragazzi asiaghesi sono passate davanti alla sua cattedra, nelle vecchie scuole elementari? Iniziò negli anni del dopoguerra, quella Prima Guerra Mondiale che aveva ridotto in macerie il nostro paese, e nella sua aula, la prima entrando a sinistra nel reparto maschile, a noi ragazzi del centro e delle contrade insegnava con pazienza e allegra severità a tenere in mano la penna, a intingerla nel calamaio, a tracciare le aste miste, i cerchi, le vocali, le consonanti, a formare le prime parole: mamma, papà, Asiago.
Qualche volta le mani avevano i geloni, l’inchiostro gelava nel calamaio e le ginocchia nude fuoriuscivano tra pantaloncini e calze. Molti di noi avevano gli zoccoli, alcuni anche erano vestiti con residui di divise militari, i più fortunati avevano nella sacchetta di tela, assieme ai quaderni e al sussidiario, tre castagne lesse o una patata cotta nella cenere. Ma lei, la nostra maestra Elisa, aveva per tutti un sorriso e uno sguardo che sentivamo amoroso, e non ci accorgevamo del freddo e forse nemmeno della fame, e durante la ricreazione si giocava con tale impeto che il bidello Titta Baldara interveniva con il suo vocione e la bacchetta. E la maestra Elisa cercava di aggrottare le sopracciglia come faceva il maestro Andrea: - Dai putei, fé i boni!
Qualche volta in questi ultimi anni andavo a trovarla nella sua casa che era rimasta, una delle poche ormai, come nella nostra infanzia. Lei, quasi cieca, mi riconosceva dalla voce: Oh,sito qua, Mario?E mi ricordava i compagni di allora: quelli che non erano più tornati dalla Guerra: Rino, Guido, Piero, Bruno, Antonio, Mario, Angelino, Bibi…; quelli che erano emigrati in Canada, o in Argentina o in Australia: Renzo, Nildo, Albino, Ilario…; quelli che riposano nel nostro cimitero: Giovannin, Mario, Nino, Angelo…Mi chiedeva dell’Albino della Kabarlaba, dell’Italo dei Pennar, del Matteo Zanga, del Giulio di Roncalto, del Mario Pinci, del Rico, del Silvano.
I nostri ricordi, giacché la sua casa era vicina alla mia, andavano poi alle persone care, alle figure caratteristiche della nostra Asiago; ed era come un ritornare indietro nel tempo e ritrovare un angolo malinconico e sereno dove rifugiarsi.
Una volta che era particolarmente depressa mi disse: - Ah, Mario, ho l’impressione di avere sbagliato tutta la mia vita!
- Proprio no, - risposi, - non deve assolutamente pensare questo. Se l’Angelo Zeroni venuto dall’Australia per breve tempo una delle prime cose che ha fatto è stata quella di venirla a trovare per portarle un mazzo di fiori, vuol dire che i suoi scolari la ricordano per quello che ha fatto e che le vogliono bene anche dopo tanti anni.
Così, cara maestra Elisa, a nome di tutti loro, il Mario di un tempo, con le ginocchia sbucciate e le dita sporche di inchiostro, viene a portarle questo ricordo come un mazzetto di nicoloi.”
Mario Rigoni Stern.

Giovanni Rodeghiero di Valentino Runz fu maestro elementare ad Asiago dal 1886 al 1916, quando dovette andare profugo prima a Noventa (Vi) e poi a Creazzo (Vi), mentre entrambi i figli, Umberto , sottufficiale di carriera in fanteria, e Giovanni partirono per il fronte, il primo sul Grappa ed il secondo sull'altipiano: le lettere che scrive loro ci raccontano tutta la tragicità di quel periodo.

Ricordiamo anche le sorelle Maestre Rodeghiero Maria (nata nel 1902) e Valentina (nata nel 1908), che insegnarono ad altrettante numerose generazioni nelle Scuole di Asiago.

Recentemente scomparso ricordiamo infine il professore emerito dell'Università di Padova Giovanni Rodighiero (1921-2011), nato a Padova, Direttore del centro di Studio sulla chimica del farmaco e dei prodotti biologicamente attivi dal 1971 al 1990, Presidente della Divisione di Chimica farmaceutica, figura di grande rilievo nella chimica farmaceutica a livello nazionale ed internazionale. Padovano eccellente 2002.

 

      NELL'AMBITO MILITARE

Nell’ambito Militare, nella prima metà del ‘700 troviamo, tra gli altri, due rappresentanti della famiglia Rodeghiero ricoprire la carica di caporale nella milizia dei Sette Comuni: Domenico Rodeghiero nel 1709 e Francesco Rodeghiero dal 1715 al 1730.

Il 17 luglio 1809, tra gli insorti dell'Altopiano contro gli occupanti francesi, cadde  anche Matteo Rodeghiero di anni 63.

Nel 1812 Bortolo Rodeghiero è soldato di leva nella linea italiana del Terzo Reggimento di fanteria dell’armata francese nella campagnia di Russia [52].
Nel 1848, nel corso della Prima Guerra d’Indipendenza, diversi membri della famiglia Rodeghiero parteciparono al corpo dei volontari [53] della Legione Cimbra [54] , chiamati anche Crociati dei Sette Comuni, in azione tra aprile e giugno del 1848 (scioglimento definitivo ad Asiago il 16 giugno [55] ) a sostegno del Governo Provvisorio di Venezia. Nella Prima compagnia: Rodeghiero Andrea, Antonio, Francesco, Francesco, Giuseppe, Rocco, Valentino, nella Seconda compagnia: Rodeghiero Antonio, Giovanni, Giuseppe, Sebastiano.

La famiglia Rodeghiero contribuì alle Guerre per l'indipendenza dell'Italia con il caduto Rodeghiero Cristiano fu Andrea.

 

      La Prima Guerra Mondiale

      La Famiglia Rodeghiero/Rodighiero contribuì in modo molto rilevante alla Prima Guerra Mondiale, infatti vi parteciparono: il capitano medico Felice Rodighiero, il quale fu ferito proprio in contrada Rodeghieri; il sergente del 6° Reggimento Alpini Rodeghiero Antonio, nato ad Asiago, medaglia d’argento per l’azione del 10 giugno 1917 al Passo dell’Agnello, Monte Ortigara; Rodeghiero Umberto, nato ad Asiago nel 1893, sottufficiale di carriera nel 76° Reggimento, ferito sul Monte Asolone.


Figura eminente fu però il tenente colonnello Rodeghiero cav. Giovanni Battista fu Antonio (qui sopra la sua fotografia conservata presso il Museo del Risorgimento, al Vittoriano a Roma), comandante nella Guerra 1915-18 del 39° Reggimento Fanteria della Brigata "Bologna", appartenente alla 3^ Armata. Medaglia d'argento, e' stato il primo Ufficiale Superiore italiano caduto nella Prima Guerra Mondiale. Quando l'Italia entrò in guerra, il 24 maggio 1915, schierò, su un fronte lungo più di 600 km, quattro Armate: la 3^ Armata era responsabile del settore più meridionale e tale rimase non solo nei primi tre anni di guerra sull'Isonzo, ma anche nel 1918, quando si combattè sul Piave, e fu quindi l'Armata del Carso e del Piave. La Brigata "Bologna" era impegnata, dopo la Prima Battaglia dell'Isonzo (23 giugno-7 luglio), nella conquista del Monte San Michele, posizione importante, il cui possesso avrebbe facilitata la caduta di tutto il Carso, a sud, e del campo trincerato di Gorizia, a nord. Gio. Battista Rodeghiero fu colpito a morte nell'attacco del 18 luglio, nel primo giorno della Seconda Battaglia dell'Isonzo (18 luglio-3 agosto), venne decorato con la medaglia d’argento e sepolto successivamente nell’Ossario Militare di Asiago [56]. Gli venne dedicata una via ad Asiago, a nord dell’attuale Albergo Milano.

La motivazione Ufficiale della medaglia d'argento recita: "Comandante il 39° Reggimento Fanteria, il Cavaliere Ufficiale Giovanni Rodeghiero cadde sul Monte S.Michele il 18 luglio 1915, colpito a morte da due proiettili, mentre guidava con grande audacia il suo Reggimento in una brillante operazione per la conquista di una forte ridotta austriaca. Fu seppellito il dì successivo nel cimitero di S.Pietro dell'Isonzo e sulla tomba di lui, oltre alla lapide, trovasi una corona di alloro in bronzo, inviata dal generale Comandante la Divisione alla quale l'Ufficiale caduto apparteneva."

Con loro caddero nella Prima Guerra Mondiale anche Rodeghiero Davide di Francesco e di Basso Pietra Pellegrina, modellatore, di anni 35, caporal maggiore 79° reggimento fanteria, nato il 17 gennaio 1881 ad Asiago, morto l'8 giugno 1916 nella Conca di Plezzo per ferite riportate in combattimento; Rodeghiero Giovanni Maria di Giovanni, di anni 26, caduto l'8 giugno1916 a Forte Barcarola-Forni;  Rodeghiero Giuseppe fu Domenico, caduto il 30 giugno 1918 a Malga Fossetta;  Rodeghiero Augusto Runz, di Antonio e Colpi Giacinta, intagliatore, di anni 27, soldato 118° reggimento fanteria, nato il 31 maggio 1890 ad Asiago, e morto il 3 aprile 1918 in prigionia (Sigmundsherberg) per malattia; Rodeghiero Bernardo Runz, di Antonio e Zotti Domenica, di anni 30, soldato 8^ compagnia di sussistenza, nato il 23 settembre 1887 ad Asiago, morto il 24 novembre 1917 a Varese per malattia; Rodeghiero Cristiano Runz, di Domenico e Rigoni Giovanna, di anni 24, soldato 9° reggimento artiglieria da fortezza, nato il 25 maggio 1894 ad Asiago, e morto il 2 marzo 1919 a Verona per malattia; Rodeghiero Pietro Antonio di Antonio e di Frigo Maria, di professione 'benestante', di anni 24, caporale 4° caporeparto, nato il 29 giugno 1894 ad Asiago, residente a Rossano Veneto, morto il 5 dicembre 1918 nell'ospedale da campo n.063 (Trento) per broncopolmonite; Rodighiero Cristiano di Andrea, nato in Austria il 16 gennaio 1891, morto il 4 ottobre 1918 nell'ospedaletto da campo n.0137 per malattia, soldato 5° reggimento genio. A Rodeghiero Antonio di Asiago, sergente reggimento alpini, matricola n.29, venne concessa la medaglia d'argento con la seguente motivazione: "Sempre calmo ed energico, alla testa della propria squadra, la trascinava con mirabile slancio e coraggio alla conquista della trincea nemica, facendo numerosi prigionieri e catturando abbondante materiale", Passo dell'Agnella, Monte Ortigara, 10 giugno 1917.


Subito dopo la Prima guerra mondiale morirono durante il servizio militare ancora due Rodeghiero: Vittorio Rinaldo Rodeghiero(1905-1926), del 4° pesante campale, e Cristiano Rodeghiero fu Andrea Runz (1903-1924). Nello stesse periodo era comandante del 507° Fanteria il tenente Rocco Rodighiero, che si distinse per aver coraggiosamente portato la la propria opera personale e quella del suo reparto durante l'incendio del bosco Dubiello ad Asiago nel gennaio 1922.

La famiglia Rodeghiero non manco' di dare il suo contributo anche alla Resistenza, nella persona del maestro Alfredo Rodeghiero, detto Giulio. Sottotenente degli Alpini presso la Caserma di Strigno, dopo la firma dell'armistizio di Cassibile del 1943 tornò sull'Altopiano e partecipo' alla istituzione delle prime formazioni partigiane. Nell'autunno 1944 divenne Comandante delle Brigate "7 Comuni" e il 22 febbraio 1945 fu nominato vice-comandante della Divisione Partigiana "Monte Ortigara". Fu decorato con la "bronze star medal" dal Comando Militare Americano, onorificienza concessa a soli 55 partigiani italiani distintisi nella lotta di liberazione.


Nella seconda guerra Mondiale perse la vita anche il soldato Rodeghiero Cristiano fu Antonio.

Fu vittima del Secondo conflitto mondiale anche Giulio Rodighiero di San Martino di Venezze (Ro), il più giovane (nato il 22 settembre 1923) degli otto figli di Girolamo e Regina Pistolin, che venne arruolato dopo l'8 settembre 1943; fatto prigioniero dai tedeschi, venne deportato in un campo di concentramento, e morì a 21 anni il 23 aprile del 1944 nell'ospedale di Wasungen in Turingia.

 

     LA POLITICA LOCALE

Molti membri della famiglia Rodeghiero si sono impegnati pure nella politica locale.

Tra i vari Rodeghiero che si occupano del Comune nel Settecento, ricordiamo domino Antonio Rodeghiero che nel 1755 venne eletto governatore per il colonnello del Bosco, e domino Rocco Rodeghiero (1728-1805) nel 1765 fu governatore per il colonnello della Coda.

Per limitarci all’analisi della vita di Asiago nell'Ottocento effettuata dallo storico Gios Pierantonio in ”Asiago, preti, amministratori, sindaci dell’Ottocento” ( Asiago 1993, pag.116-133), nella sola cinquantina di anni analizzati ritroviamo ben 13 membri della Famiglia impegnati nell’amministrazione: Antonio di Giovanni Rodeghiero, nato il 10/8/1820, consigliere comunale dal 1869 al 1874 e assessore dal 1876 al 1881, e di nuovo consigliere dal 1882 al 1885; Domenico di Cristiano  Rodeghiero, nato il 21/5/1829, consigliere comunale dal 1874 al 1884; Giovanni fu Tommaso Rodeghiero, nato il 20/9/1813, consigliere comunale dal 1875 al 1885; Antonio fu Antonio Rodeghiero, nato il 20/4/1840, consigliere dal 1879 al 1885; Andrea fu Cristiano Rodeghiero, nato il 14/7/1837, consigliere comunale dal 1883 al 1885 ed assessore dal 1885 al 1889, nonché di nuovo consigliere nel 1895; Cristiano fu Andrea Rodeghiero, nato il 12/9/1832, consigliere dal 1885 al 1889; Antonio di Giovanni Rodeghiero, nato il 6/11/1835, consigliere dal 1885 al 1889, dal 1893 al 1898 e dal 1902 al 1911; Cristiano fu Modesto Rodeghiero, nato il 31/12/1855, consigliere dal 1889 al 1890 e dal 1893 al 1898; Bortolo di Giovanni Rodeghiero, nato il 12/2/1853, consigliere comunale dal 1902 al 1908; Giacomo di Andrea Rodeghiero, nato il 30/9/1882, consigliere dal 1910 al 1916; Cristiano fu Antonio Rodeghiero, nato il 12/11/1860, consigliere nel 1895.
Tra i Rodeghiero che si sono impegnati nell’amministrazione nel ‘900 ricordiamo Cristiano Nichel Rodeghiero, eletto nelle liste dei Popolari alle prime elezioni amministrative del dopoguerra, il 19 settembre 1920. Vittorio di Cristiano Rodeghiero venne eletto invece tra i liberali nelle elezioni amministrative dell'aprile 1923, e fu assessore alle finanze, ma emigrò in Australia prima della crisi dell'amministrazione voluta dai fascisti nel 1925. Attivo nella pubblica amministrazione in questo secolo ricordiamo anche Dario Rodeghiero, nato ad Asiago nel 1926, che fu eletto sindaco a Foza nel 1965 e fu socio fondatore del Consorzio Caseifici dell’Altopiano.

Anche una volta emigrati, numerosi membri della famiglia si sono impegnati nell'attività politica: tra gli altri  Giuseppe Rodighiero, benemerito sindaco di Castello di Godego (Tv), fino al più recente Ralph Rodighiero, membro del Partito Democratico degli Stati Uniti, nato  a Logan nel West Virginia, che è stato membro del Parlamento (House of Delegates) del suo Stato dal 2006 al 2012 e dal 2014 al 2020.

Per superare i casi di omonimia, anche al cognome Rodeghiero vengono aggiunti nel tempo alcuni soprannomi; nella riunione dei Capi Famiglia tenutasi nella Chiesa arcipretale di Asiago il 30 ottobre 1910, troviamo i seguenti: Resciar, Moselan, Cheberle, Runz, Tabio, Nichel, Caldana [57]. A questi sono da aggiungere: Bardoa, Feri, Folo, Giochele, Parigin, Polenton, Spera, Vestar.

 

 

      NELLO SPORT

Asiago, terra di eccellenze negli sport invernali: anche in questo ambito gli sportivi della Famiglia Rodeghiero si sono distinti.
Infatti anche nel settore dello sport, e non solo di quello sulla neve, alcuni membri della famiglia Rodeghiero si sono distinti a livello nazionale ed internazionale: ricordiamo in particolare l'atleta di salto con gli sci Riccardo Rodeghiero, e per il fondo gli atleti Rizzieri e Cristiano Rodeghiero.
Rizzieri Rodeghiero “Rode" (1919-1996), vinse ben sette titoli italiani: campione italiano nella Gran Fondo 50 kilometri nel 1947, due volte campione italiano nel Fondo (1948 e 1951) e quattro volte campione italiano nella Combinata Nordica (1946, 1947, 1948 e 1951). Partecipò alle olimpiadi di St.Moritz nel 1948 e nel 1952 a quelle di Oslo. Dopo questa ultima prova assunse l’incarico di allenatore e tecnico federale del fondo. E’ lui che preparò la squadra che con Franco Nones conquistò la medaglia d’oro alle olimpiadi di Grenoble.
Riccardo Rodeghiero (1916-2006) è stato campione italiano di salto speciale con gli sci nel 1938, anno in cui ha anche partecipato ai campionati mondiali di Cortina, è arrivato secondo sia ai Mondiali del 1939 che a quelli del 1940, e terzo nel 1936, anno in cui ha partecipato anche alle Olimpiadi di Garmisch (D).
Cristiano Rodeghiero (1915-1999), fratello di Rizzieri, ha partecipato ai Mondiali di Cortina nel 1941 e alle Olimpiadi a St.Moritz nel 1948, è stato campione italiano di gran fondo nel 1937 (Altopiano di Siusi, 40 km); ancora campione italiano di gran fondo nel 1939 (Sestriere, 44 km); tre volte secondo: nel 1948 ( 18 km), nel 1941 (Selva Val Gardena, 50 km), nel 1941 (Cortina, 36 km); due volte terzo: nel 1940 (Breul Cervinia, 36 km) e nel 1943 (Abetone, 50 km).

Domenico Rodeghiero 'Rodi' (Asiago, 2 ottobre 1937 - Ancona 24 gennaio 2024), ha praticato l’atletica leggera fin da giovanissimo, entrando prima nelle “Fiamme oro” della Polizia e poi nel gruppo Fiat Torino, ex campione nella specialità del lancio del disco che negli anni ‘50 ha scritto pagine importanti a livello nazionale di questo sport. Memorabili, negli anni Cinquanta i suoi duelli nel lancio del disco con il pluricampione italiano Adolfo Consolini, come pure le sue partecipazioni con la maglia azzurra ai campionati e meeting europei. Trasferitosi a Fano agli inizi degli anni Sessanta, è stato il pioniere della rinascita dell’Alma Juventus Fano, storica società che nel 1968 aveva rischiato di scomparire definitivamente: fu lui, insieme ad altri bravi tecnici locali, a dare il via nel 1969 a quello che è considerato il ventennio d’oro dell’atletica fanese, con la pista del “Borgo Metauro” che divenne ben presto il trampolino di lancio per tanti atleti, basti pensare al mezzofondista fanese Claudio Patrignani, 8 titoli italiani e Olimpiadi a Los Angeles nell’84.

In tema di Rodeghiero campioni italiani che hanno concluso la carriera agonistica, vogliamo ricordare Vanni Rodeghiero, figlio di Cristiano, campione italiano juniores nel 1961 nel lancio del giavellotto, di cui è stato successivamente sette volte campione italiano: nel 1963, 1965, 1966, 1968, 1974, 1978 e 1980, con il record personale di m.78,82 nel 1965. Nel 1963 è arrivato terzo nei Giochi del Mediterraneo a Napoli, e quinto alle Universiadi a Porto Alegre, in Brasile; nel 1965 è arrivato secondo in Coppa Europa. E' stato campione militare mondiale. A lui uno speciale encomio della Famiglia dei Rodeghiero, in quanto in questo caso è stato onorato il significato del cognome Rodeghiero, che letteralmente vuol dire proprio "giavellotto glorioso"!
E non dimentichiamo Andrea Rodeghiero, hockeista su ghiaccio, che militò come attaccante per quasi tutta la carriera nell'Hockey Club Asiago, squadra della Serie A. In nazionale giocò nella formazione Under-18 negli anni 1998-2000, con la quale disputò due campionati europei di categoria. Con la selezione Under-20 disputò due mondiali nel 2001 e del 2002. Salvo una parentesi in A2 con il Pergine, per il resto della carriera giocò sempre con l'Asiago, arrivando a vincere il primo scudetto della storia della squadra nella stagione 2001-2002, conquistando anche due Coppe Italia nel 2001 e nel 2002, ed una Supercoppa Italiana nel 2004.
Facciamo infine menzione di Daniel Rodighiero, detto Rodi Zorro, nato a Saint Cloud, in Francia, calciatore, giocatore nel ruolo di attaccante in particolare con la squadra Red Star e Rennes, con la quale vinse il campionato di Francia nel 1965, diventandone alfine secondo goleador nella storia di quello stadio. Ha giocato più volte anche nella formazione della nazionale francese.

E molti altri sportivi Rodeghiero/Rodighiero sono ancora attivi interpreti di fatiche e risultati in questi ed altri settori sportivi...

 


 


 

     STEMMA FAMILIARE

 
   

 

 

    

Motivo araldico scolpito nell'iscrizione dedicatoria del 1842 a Giovanni Rodeghiero di Andrea, posto nella Chiesa di S.Domenico ad Asiago: di verde alle due ruote d’oro di carro a 6 raggi, leggermente sovrapposte orizzontalmente. 

E' lo stemma parlante dei Rodeghiero/Rodighiero: il cognome viene interpretato per assonanza al mestiere di famiglia (come avverrà per il cognome Wagner). In effetti agli inizi del ‘600 (1608/12) mastro Martino Rodeghiero produceva cerchi in legno di faggio [58]; esperti nella lavorazione del legno [59], secondo una antica tradizione locale gli abitanti dei Rodeghieri si autodefinivano costruttori di ruote di carro [60]; l'emblema era pure dipinto sulla facciata della antica casa Rodeghiero 'Runz' in Contrada Rodeghieri [61].

 

Testo tratto da: Flavio Rodeghiero, Rüdegar. Una storia Familiare dell'Altopiano, Cierre edizioni, Sommacampagna (Vr), 2013, pp.195-213. In allegato al volume un cd, curato da Alberto Alberti,  contenente la genealogia delle famiglie Rodeghiero/Rodighiero dal 1300 ad oggi (corrispondente a quattro fogli di metri 4,70 x 0,70, ricostruita sulla base dell'accurato studio di quasi mille atti notarili, nonché dei dati delle anagrafi dei Comuni e dei Registri Parrocchiali).

 

 

 

 

 

 


  

Note

 

[1] Zanocco F., Leggende dell'Altopiano di Asiago, Padova 1991, p.305-6.

[2] Archivio di Stato di Vicenza, Notai di Vicenza,  Perli, busta 225, reg. 1, foglio staccato fra le pp.209-210, alla data 3 febbraio 1507.

[3] A.S. Vi., Notai di Vicenza,  Dall'Oglio, registro C, alla data 21 dicembre 1523; registro D, a. 1524, f. 8r.)

[4] A.S. Vi., Notai di Vicenza,  Silvagno Gr., busta 1086, registro 1, f. 9r, a. 1591.

[5] A.S. Vi., Mappa di Asiago Tipo, anno 1810.

[6] Schmeller J. A., Cimbrisches Worterbruck, Vienna 1885.

[7] A.S. Vi., Notai di Vicenza, Dall'Oglio, registro D, a.1527, f.141 v.

[8] A.S. Vi., Notai di Vicenza, Silvagno Gr., busta 1086, registro 3, f.137r, a. 1597; registro 3, f. 137r, a.1597. vedasi: Rizzolo D., Asiago e le sue contrade, Roana 1996, pp.243-245.

[9] Rigoni Stern M., 1915-1918 La guerra sugli altipiani, Vicenza 2000, p.62. 

[10] A.S. Vi, Ufficio del Registro, vol. 1425 - 2°: f. 774 r. . Per la genealogia della beata  Giovanna Bonomo vedasi: La beata Giovanna Maria Bonomo di Asiago, Dalle origini della sua famiglia al testamento spirituale, Scritti dell'Abate Agostino dal Pozzo e Ricerche di Alberto Alberti, Istituto Storico dei Sette Comuni, Asiago 2006, p.45. [(

[11] Il livello (deriva dal latino libellus, cioè libretto) era un contratto agrario, diffuso dal Medioevo fino agli inizi dell'Ottocento, che veniva stipulato tra il proprietario (monastero, chiesa o famiglia feudale) e il livellario, che era per lo più un contadino, trattandosi di terreni agricoli, boschi o pascoli ubicati prevalentemente in territori montani, impervi o giudicati inadatti a colture specifiche, che venivano concessi in godimento per un certo periodo di tempo a determinate condizioni.

[12] Il campo è una unità di misura agraria in uso nei territori della Repubblica di Venezia, ed era una misura legata al raccolto, variava perciò a seconda della posizione geografica e tipologia di terreno. Il campo padovano e vicentino è di 3862,5726 metri quadrati.

[13] A.S. Vi, Uff. Reg., vol 1418: f.198-199.

[14] Il territorio del Comune di Foza, non ancora abitato ('montem unum integrum qui vocatur Fugia'), fu donato nel 1085 (Verci G.B., Storia degli Ecelini, Bassano 1779, t.III, doc VII, 29 aprile 1085) da Ermiza ed Ecelo di Arpone, appartenenti ad un ramo dei da Romano, al monastero benedettino di S.Eufemia di Villanova. In seguito, pur non essendo chiaro il passaggio ereditario, Ecelino II da Romano detto il Monaco, padre di Ezzelino III, vendette nel 1202 (Verci G.B., op. cit., doc.LXXII, 20 settembre 1202) a dom Vitaclino, Priore del Monastero di S.Croce di Campese, lo stesso territorio, che intanto però comincia ad essere abitato più o meno stabilmente, in quanto si parla anche di habitationes. Ma quando erano precisamente arrivati questi primi abitanti? Dai documenti in nostro possesso, ai primissimi tempi della storia di Foza si possono ascrivere un ristretto gruppo di famiglie originarie (dato che nel 1491 gli abitanti sono solo 150: A.S. Vi, Atto Not. B. Ferrazzo, 15 giugno 1491), insediatesi nel territorio a gruppi di coloni, stanziate prevalentemente nella parte occidentale (la Valpiana che porta alla Val Frenzela e quindi al Brenta, chiaramente insediamenti legati al primo sfruttamento dell'Altopiano), località da cui presero il nome: 'da Foza' (XIII sec.), infeudati dalla Mensa Vescovile di Padova a Enego e Rotzo; 'a Stoanna' (XIV sec.), dall'antico colonnello a ovest di Foza, nell'alta Valpiana, e da cui deriveranno quelli 'a Domo', dalla Casa, nei pressi dell'antico centro abitato; 'a Trata' (XIV sec.), località nei pressi del Labental; 'a Campo' (XV sec.), altra località della Valpiana, probabilmente la parte più bassa ed arativa. Dalla metà del 1400 queste denominazioni verranno soppiantate dai patronimici. Tali famiglie certamente avevano un rapporto enfiteutico: ma instaurato con i precedenti titolari del dominio, cioè gli Ezzelino, o con quelli nuovi, cioè i monaci benedettini? E' più probabile  fossero legati agli Ezzelino, come lo era il Federico figlio del vecchio cimbro Rodeghiero presente attorno a quegli anni  sulla  Marcesina di Enego (Biblioteca Bertoliana di Vicenza, Fondo Archivio del Comune, all'interno di un documento del primo Novembre 1359). Successivamente saranno quindi legati al Monastero, come sarà un Rodeghiero che viene investito il 23 Marzo 1346 (Archivio di Stato di Milano, Fondo di Religione, S.Benedetto Po, cr 211, fascicolo 'G') di un possedimento a Valstagna da parte del priore di Campese don Ilario. Erano in ogni caso impegnati a loro favore nella valorizzazione economica del territorio, mediante il taglio del legname e l'allevamento del bestiame, e poi attraverso la costruzione di seghe e mulini sulle rive del Brenta più in basso, per farvi confluire le merci. L'economia del paese rimarrà vivace, data la buona consistenza dei beni disponibili ed i pochi abitanti, in particolare per i diritti di trasporto del legname che dalla Marcesina, da Gallio e parte da Asiago scendevano al fiume Brenta per la Val Vecchia, almeno fino a quando gran parte dei traffici non saranno deviati sulla strada nella Val Frenzela e sulla Calà, che dal Sasso di Asiago porta alla località Fontanelle nella stessa Valle, costruite nel frattempo (fine XIV secolo) questa da Asiago e quella da Gallio, i quali si crearono così un proprio corridoio verso la Valle del Brenta: è il momento nel quale il nostro Rodeghiero abbandona la località e si trasferisce ad Asiago, diventata nel frattempo il centro dell'attività economica dell'Altopiano. Fino alla prima metà del XIV secolo Asiago faceva infatti parte di Rotzo, che comprendeva pure i territori di Roana, San Pietro, Pedescala, Valdastico, oltre alle Vezzene oggi in Trentino, ma almeno dal 1369 Asiago aveva già una propria chiesa.

[15] Haymo è un nome germanico, tratto dalla radice "haimi" (casa, patria), latinizzato nella forma Aimo-Aimonis e italianizzato nelle forme Aimo o Aimone. E' documentato in Italia dal VIII secolo per tradizione dapprima longobarda e poi francone. Hayimon è il leggendario fondatore dell'abbazia di Wilten ad Innsbruck, capoluogo del Tirolo settentrionale.

[16] Il commercio nel Medioevo centrale assume un ruolo trainante nell'economia, e insieme alle innovazioni nell'industria costituirà un fattore determinante per l'aumento della produttività del lavoro fra i secoli XIII e XIV. Per quanto riguarda l'Altopiano,  in particolare l'industria della lana fu innovata dall'introduzione di nuovi strumenti, quali gli scardassi per il trattamento della lana grezza, il filatoio a ruota e il telaio orizzontale, e centri importanti di produzione diverranno nella prima metà del Duecento Verona, con la produzione del cosiddetto santellaro o mezzalana, e nella seconda metà del Duecento Padova e Vicenza; per il commercio del legname invece il settore interessato era quello delle costruzioni, il settore produttivo più importante prima della rivoluzione industriale: ma nel Veneto in particolare le costruzioni navali, infatti l'arsenale veneziano, fondato all'inizio del XII secolo, venne ampliato nella prima metà del Trecento fino a quadruplicarne la superficie, che arrivò ad occupare 32 ettari. Gli abitanti dell'Altopiano, quando andavano a Venezia per i loro commerci, operavano  nel Fontego dei Tedeschi. Vedasi:  Franceschi F. - Taddei I.,  Le città italiane nel Medioevo, XII-XIV secolo, Bologna 2012, pp.71-116.

[17] A.S. Vi., Notai di Vicenza, Muzio o da Pusterla Gio:Batta, busta 4717, registro 1457-1459, alla data 7 aprile 1457.

[18] Sartori A.D., Storia della Federazione dei Sette Comuni Vicentini,  Gallio 1956, p.274.

[19] A.S. Vi, Notai di Vicenza, Andrea Fincati, busta 425,  registro 'I', c.119 v., alla data 27 luglio 1550.

[20] A.S. Vi, Notai di Vicenza, Andrea Fincati, busta 426, registro 'K', c.96 r., alla data 8 gennaio 1553, - c.170 r., alle date 22 settembre e 14 ottobre 1554.

[21] Il commercio fu favorito dall’aumento della diffusione della moneta: la libbra, o lira veneziana, era una moneta di conto, era cioè l’equivalente di una somma pari a 240 denari piccoli, che era l’unica moneta reale esistente a Venezia e in tutta l’Europa occidentale. La lira era suddivisa in 20 soldi, ognuno a sua volta diviso in 12 denari. A partire dal 1472 fu coniata la prima lira reale, d’argento (6.52 g. con titolo di 948/1000), detta lira Tron. 

[22] Archivio di stato di Vicenza, Archivio notarile, busta 825, foglietto staccato poco leggibile.

[23] Vedasi al riguardo: Girardi E., Marinai di Montagna. La leva da mar nei Sette Comuni durante la guerra di Cipro, ”Archivio veneto”, Deputazione di Storia Patria per le Venezie, s.V, v.CLXV, Venezia 2005. La guerra di Cipro (1570-1573) è uno dei conflitti combattuti tra l’Impero Ottomano e Venezia per il predominio commerciale nel Mediterraneo Orientale.

[24] Gios P., Asiago, preti amministratori, sindaci..., Asiago 1993, p.107...

[25] Panciera W., Questioni di confine  e terre di frontiera in area veneta - Secoli XVI-XVIII, Milano 2009, p.177.

[26] Almeno uno per secolo, tra ‘600 e ‘800: don Giovanni (15..-1631), don Cristano (1646-172.), don Giambattista (1716), don Francesco (1717-1777), don Domenico (1774/95), don Bartolomeo (1780/1805) e don Cristiano (1819-18..).

[27] Dal Pozzo/Bortoli 1993, pp.181 e 388.

[28] Padova, Arch.dioc., Visitationes XXXII f.132; Gios 1997, p.94 n.36.

[29] Insieme ad Antonio Bianchi, Giammartino Bonomo, Modesto Brazzale, Romano Gios, risultato alla fine vincitore, Antonio Molini e Modesto dall’Oglio; dal Pozzo/Bortoli 1993, p.61; Gios 1997, p.95 n.37.

[30] Viene citato come Rev.do Sig.r D. Giò Batta Rudeghiero, insieme a don Cristiano il 27 maggio 1716 ad Asiago, in una compravendita di pezze di formaggio (ben 84! per 808 Lire), Bonato 1859, t.III pp.542-543.

[31] Padova 17-10-1750; Stecco 1925: p.45; 101-102: "Per la successione, i capifamiglia di Nove radunati in Chiesa in numero di 281 per l'assemblea generale, ritennero che per i bisogni di questa parrocchia, cresciuta oramai a speciale importanza per l'incremento delle industrie, per sviluppo dei commerci e per l'aumento ad oltre 1500 abitanti, fosse opportuno che la scelta cadesse sopra una persona di specchiate qualità. Pertanto, a togliere ogni disparere o questione, fu deliberato che, senza pregiudizio del juspatronato del popolo, fosse per quella volta tanto deferita la nomina all'illuminata sapienza dell'Ecc.mo Cardinale Rezzonico Vescovo di Padova (che diventerà papa nel 1758 con il nome di Clemente XIII). E questi elesse don Francesco Rodeghiero della terra di Asiago, che prese possesso della sede con generale gradimento il 29 ottobre 1750. Per 27 anni il Rodeghiero resse questa parrocchia dando prova di rare doti e di grande virtù".

[32] Piva 1971, vol.I p.167.

[33] Maccà 1816, p.93; Bonato 1857, vol.III pp.512-513, 542-543; Squilla Alpina (1-12-1934), p.3; Sartori 1956, p.186; Gios 1978, p.25; Gios 1979, pp.293-294; dal Pozzo/Bortoli 1993, p.63; 83 no.30; 90-92 no.70.

[34] Bonato 1857, vol.III, pp.542-543, Istrumento del notajo Gio.Maria Rodeghiero.

[35] Squilla Alpina (1-10-1934), p.3; Gios 1978a, p.24-25; Gios 1978b, p.26; Gios 1979, p.293.

[36] Mons. Bartolomeo Fortunato scrisse: “E' piccolo, ma bello. Doveva essere una semplice edicola, ma poi vi si volle aggiungere un altare per potervi celebrare la S. Messa a comodo della contrada.” (Asiago, arch.parr., Libro cronistorico: Inaugurazione dell’oratorio dei Rodighieri).“Alle suppellettili sacre necessarie alla celebrazione della Messa provvide la contrada” (Squilla Alpina 1934, p.3).

[37] Vicenza, Archivio di stato, archivio notarile, buste 1672-1674, contenenti 10 libri (uno disperso), così suddivisi: Libro A (il primo) disperso; libri B, C e E busta 1672; libri F, G, H e I busta 1673; libro K buste 1645-1647; (l’ultimo) busta 1674.

[38] Bonato M., Storia dei Sette Comuni e contrade annesse, t. III, pp.542-543; Muraro G., Il notariato vicentino. Stroia del notariato sull'Altopiano dei Sette Comuni, Vicenza 1999, pp. 389-390.

[39] Bonato M., Storia dei Sette Comuni e contrade annesse, III, Padova 1859, pp.498-526.

[40] La bottega doveva essere, per così dire, di generi misti. Dalla cibaria, farina, formaggio (100 pezze), salami, prosciutti, vino (7 botti), aceto (quest’ultimi custoditi nella caneva), ai tessuti, teli e fazzoletti indiani, calze di lana, fili di seta, corde e cordoni vari. Oltre alla mercanzia nella bottega erano presenti gli attrezzi del mestiere consistenti in bilance di ottone dai pesi in oro e piombo, calamaro in pietra, coltelli, misure d’oglio e altre, ceste e scatole di faggio, oltre al banco di bottega con sedia impagliata. Merci, evidentemente prodotte in loco, dai salami e formaggi alle tele, venivano inoltre portate e vendute anche a Venezia. Dopo la morte di Pietro Rodeghiero (1737), la bottega venne gestita dalla vedova Elisabetta Carli, presto risposatasi (1742) con Modesto Brazzale.

[41] “… per la facitura dei volti che mancano nella nostra Arcipretal chiesa verso la piazza …” inoltre “… nella edificatione di un altare competente di Pietra alla Beatis:ma Vergine del Rosario ereto nella nostra Arcipretal chiesa …”.

[42] Così nella concessione del 1738 e nel testamento di Elisabetta Carli del 1753. Si trattava di un sepolcro posto sul pavimento della chiesa, costruito nel 1749,  in cui riposarono Pietro Rodeghiero (+1737) ed Elisabetta Carli (+1754): Faccioli, Musaeum lapidarium vicentinum, III, p.211-212.

[43] Bonato, Storia dei Sette Comuni, IV, p.107; Dal Pozzo, Memorie istoriche dei Sette Comuni, II, p.51.

[44] A.S. VI, busta 1672, reg. C, c. 19v-21 r, notaio Gio. Maria Rodeghiero.

[45] Dal Pozzo/Bortoli, op. cit., 1993: p.84 no.38.

[46] A.S. VI, busta 1672, reg. C, c.159r161v, notaio Gio. Maria Rodeghiero.

[47] Nalli G., Epitomi di nozioni storiche ed economiche dei Sette Comuni, Vicenza 1895, p.197. Vedasi pure: Bordignon A., Oreficeria sacra dell'Altopiano dei Sette Comuni. Storia e Catalogazione, Tesi di Laurea, Università Cà Foscari di Venezia, aa. 2003-2004.

[48] Vicenza, a.s., arch.not.3470, atti not. M.Lazzari, Min.1768 f.111-112r (contratto).

[49] Foza, arch.parr., Registro Cassa Fabbriceria, 1752-1834, f.102r; Nalli G., Epitome di nozioni storiche economiche dei 7 Comuni Vicentini, Vicenza 1895, p.169.

[50] Gios 1998: p.127.

[51] Mario Rigoni Stern Dottore del bosco, in Quaderni di Cultura Cimbra, n.44-1999, pp.58-60.

[52] Messaggero Tirolese, vol. 6, pag.430.

[53] Rampazzo D., L’altopiano di Asiago e la Prima Guerra d’Indipendenza – fatti e personaggi, 1999 (tesi inedita).

[54] Inizialmente Truppa mobile dei Sette Comuni, poi Colonna mobile Cimbra o Legione Cimbra. Successivamente (1859) venne chiamata anche Corpo Franco dei Sette Comuni.

[55] Venezia, a.s., Fondo Governo Provvisorio (1848-1849), b.844. Spese del Quintale dall’11 al 16 Giugno 1848. Scioglimento e disarmo della Colonna Mobile.

[56] Costa G., Le salme dei Colonnelli Rodeghiero e Marchetti traslate al Monumento Ossario di Asiago, in costruzione, in "Vedetta Fascista" (25 - 8 - 1935).

[57] Gios P., Asiago…, op.cit., pp.110-115.

[58] “Levrieri di fagharo, cioè cerchi”: Vicenza, a.s., arch. not. 1278, atti not. G. Fraccaro, l. 1606-12, f.s.n.

[59] Nalli G., Epitomi di nozioni storiche, Vicenza 1895, p. 177: parlando del famoso tintore Costa Angelo Pruch, il quale fu attivo fra fine ‘700 e inizio ‘800, il Nalli, che scrive 60 anni dopo, dice: “ Di questa arte ci restano ancora magnifici esemplari in legno inciso, i quali servirono al disegno delle stoffe. Le incisioni in legno sono opera di certo Rodeghiero Runz di Asiago".

[60] Zanocco F., Leggende dell'Altopiano di Asiago, Padova 1991, p.323.

[61] Rodeghiero G.F., Attività lavorative nei Sette Comuni, in Rodeghiero F., Rüdegar. Una storia familiare dell'Altopiano, Verona 2013, p.81..

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