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 L’origine della famiglia: la bassa Baviera

     

Il cognome Rodeghiero deriva da un nome proprio, Rüdegar, che trova le sue radici nella mitologia norrenica-scandinava. La prima volta che troviamo questo nome in un documento scritto è infatti nella saga  di Beowulf, poema epico in antico sassone dell'VIII secolo, che narra del re danese Hrothgar a Heorot, e poi nel poema dei Nibelunghi, scritto fra il 1180 e il 1210 in antico tedesco, ma basato su temi eroici germanici precristiani (la Niebelungensaga), che includevano la narrazione, tramandata oralmente, di eventi storici realmente accaduti fra il V e VI secolo, un poema dove si narra dei Burgundi, un popolo tedesco che proveniva dalla Scandinavia, e dove nella storia d'amore tra Sigfrido e Crimilde incontriamo il purissimo cavaliere Rudiger. Qual'è il significato del nome germanico Rüdegar? La forma più antica del nome è Hroðgaer, un composto il cui primo elemento è Hroð, che significa fama, gloria (gotico 'Hroths', antico sassone 'Hrôðr') e il secondo è Gêr, che significa giavellotto, lancia (gotico Gais, antico sassone Gâr). La stessa radice onomastica la ritroviamo nello stesso cognome di Dante, cioè  Alighieri, che viene dal germanico Aldiger (da alda, antico alto tedesco alt, "vecchio", e gairu, antico alto tedesco r, "lancia"); così come lo ritroviamo nel nome della città di Rovigo, che deriva dal nome personale di origine germanica Hrodico, i cui abitanti vengono per l'appunto definiti rodigini; come anche nel nome Rodrigo (dal gotico Hroths=fama e reiks=ricco), che è però di tradizione visigota. Il senso letterale del nome personale è quindi lancia gloriosa, ma il senso complessivo sarebbe guerriero famoso, usato quale nome augurale.  

La persona che dà il nome a tutta la Famiglia è messer Rüdegar (nei documenti in latino chiamato Rudigerius, nato nel 1365 ca. e morto nel 1460 ca.), figlio di Giacomo (nato nel 1340 ca. e morto tra l'autunno del 1420 e la primavera del 1422, proprietario di terreni in località Valpiana di Foza), figlio di Guidone (detto Stoenech, nato nel 1310 ca.). Attestato nella toponomastica di Asiago che ricorda ancora le sue antiche proprietà, come la 'Rüdegarecchele' ('piccola costa di Rüdegar', nella lingua 'cimbra'), un ronco di 20 campi che egli acquista nel 1418, Rüdegar è una persona importante nella comunità asiaghese: è spesso citato negli atti dei notai del tempo ed è in casa sua che si fermano spesso gli stessi notai quando salgono ad Asiago dalla pianura per scrivere i loro rogiti. Non è livellario, nè vassallo di istituzioni religiose o laiche, come molti asiaghesi del tempo, ma titolare di molte proprietà: più di 200 campi, diverse case ed altre proprietà diffuse sull'Altopiano, in particolare ad Asiago e Gallio. Intrattiene rapporti con il Podestà di Marostica e il Rettore di Vicenza. Rüdegar ha un figlio, Pietro, che nel 1425 si sposa con Maddalena de' Polverella, appartenente ad una delle famiglie più importanti di Asiago (è la famiglia dalla quale discenderà anche la beata Giovanna Bonomo): dal loro matrimonio discenderanno tutti i Rodeghiero/Rodighiero di Asiago. Pietro comincia ad essere definito come 'Pietro di Rudegar/Rudigerio' (figlio di), data la notorietà del padre. E i suoi due figli, Domenico ed Antonio, verranno definiti così di 'Pietro di Rodeghiero'. Ed incomincia la storia del cognome. 

     L’origine delle famiglie Rodeghiero/Rodighiero di Asiago è quindi strettamente collegata all’origine delle comunità dell'Altopiano vicentino, dove il cognome deriva dal nome personale germanico Rüdegar /Rüdiger (Rudigerius/Rudegerius negli scritti notarili in latino) [1], qui presente fin dai primi insediamenti tedeschi.  'Rudegerius è uno dei nomi pressoché assenti nel Veneto del tempo, ivi compreso il vicino pedemonte marosticano, i quali al contrario riflettono orientamenti propri all'epoca piuttosto dell'ambito trentino-tirolese e bassotedesco, come Hengelmarius, Henverardus... "[2]. I cugini cimbri dei XIII Comuni veronesi conservano molto bene questa radice onomastica con la prevalenza del cognome Rodegher.

 

      In base alle analisi linguistiche [3], che in questa nostra ricerca abbiamo utilizzato in modo interdisciplinare, si ritiene che, provenienti dalla bassa Baviera, o comunque dai territori di lingua tedesca immediatamente a sud, luoghi di immigrazione bavarese,

intorno alla metà del XII sec. i futuri Cimbri (Zimberer) si siano stanziati gradualmente sulle montagne delle Prealpi venete. La diffusione dei cosiddetti 'cimbri' era molto ampia, e andava dalle Prealpi trentine a sud del Lago di Levico, all'alta Val d'Astico, del Leogra, del Chiampo, dell'Agno, alla Lessinia Settentrionale con i XIII Comuni Veronesi, all'Altipiano dei sette Comuni [4].

     La formazione classico-umanistica degli autori del '300, ma anche autori successivi, come Marco Pezzo nella sua opera 'De Cimbri Veronesi e Vicentini', li ha condotti a riferire il termine 'cimbri' alla popolazione sconfitta da Mario nel 101 a.C. A tal proposito, anche di recente, sono state effettuate pure ricerche genetiche, vedasi: Bevilacqua E., Mutazioni del Gene HFE in Italia: loro frequenza come traccia celtica nella popolazione di Asiago, Tesi di Laurea, Università degli studi di Trieste, aa. 2000-2001. Il termine cimbri in verità viene adottato (Ferretto dei Ferretti, Antonio Losco, Battista Paglarino) per la popolazione dell'Altipiano, ed aree più o meno limitrofe, più tardi rispetto ai primi stabili insediamenti, cioè solo nel XIV secolo, mentre la denominazione precedente risulta sempre teutonici o thodeschi. Bruno Schweizer (Die Herkunft der Zimbern, Jahrbuch fur vergleichende Volkskunde "Die Nachbarn", 1-1948, pp.111-129), che studiò soprattutto la lingua tedesca parlata nel sud Tirolo, sostenne l'origine gotica (della quale peraltro il cognome Rodeghiero, che deriva dai termini gotici Hroths e Gais, rappresenta una traccia onomastica); più recentemente  Wilhelm  Baum (Storia dei Cimbri, Monaco 1983, pp.32-33),  sulle orme del filologo bavarese Andreas Schmeller che l'aveva studiato in particolare con due viaggi effettuati nel 1833 e nel  1844, definisce la lingua parlata sull'altopiano un dialetto bavarese posteriore al mille, e il periodo di colonizzazione il 1150, con un altro significativo arrivo dopo il 1200, dal Tirolo nord Occidentale e dalla Baviera sud-occidentale.

   La germanizzazione del territorio veneto era iniziata in particolare in epoca post-carolingia, ed aveva coinvolto l'intero Veneto, con la sola esclusione di Venezia. Per questi movimenti continuava ad essere in uso gran parte della rete stradale romana, in particolare la via imperiale che dal Brennero per la Valdadige proseguiva nei due rami, quello fluviale, e quello montano che evitava la strettoia della chiusa e l'ansa di Rivoli, ma nel X secolo con Ottone I era stata attivata la variante lungo la Valsugana ed il Brenta, ritenuta più sicura e meno erta. E' in questo periodo che al centro della regione troviamo il Vescovo di Frisinga che aveva il dominio temporale del Brenta, Musone, Sile, compresa Cittadella. Le lotte tra papato ed impero, sotto le cui insegne si confondevano quelle tra nobili, poteri religiosi locali e ceti popolari, sconvolgevano l'assetto del territorio  e delle città maggiori, impegnate a difendere la propria autonomia ma a loro volta interessate, anche attraverso i propri vescovi, ad estendere il proprio dominio sull'ambito circostante. Per quanto riguarda l'Altopiano, tra i secoli XI e XIII  alcune istituzioni ecclesiastiche, in particolare i monasteri benedettini di San Felice e Fortunato di Vicenza e Santa Croce di Campese, ma pure le signorie locali, come quella dei Da Breganze, ed in particolare poi quella regionale dei Da Romano o Ezzelino (dai commentatori medievali anch'essi attestati di origine germanica), per rendere economicamente fruttuose le proprietà e nel secondo caso, oltre che per controllare il territorio in una sua parte strategica, anche bisognosi di gente fidata da assoldare per le proprie campagne militari, concorsero in più tempi a promuoverne il popolamento e la colonizzazione, attraverso contratti agricoli di tipo enfiteutico od investiture feudali. L'immigrazione senz'altro era resa attraente da privilegi ed esenzioni fiscali  concessi dai signori feudali, laici o religiosi, anche se una prima ondata potrebbe essere stata causata dalla carestia che colpì la bassa Baviera nell'XI secolo.  L'attività principale, dopo secoli di abbandono seguito al venire meno della presenza romana nell'area che garantiva sicurezza alle vie di comunicazione, era costituita dal taglio del bosco e dissodamento del terreno, perciò erano definiti in althochdeutsch  (tedesco antico che va dal 770 al 1250) Zimberer, cioè appunto 'carpentieri, lavoratori del legno, boscaioli'. Coloni di lingua germanica continueranno peraltro ad arrivare sull'Altopiano fino ai primi del Cinquecento.

    La lingua alto-tedesca bavarese (altbayrischer Dialekt)) parlata in tutti i Sette Comuni fino al XIX sec.[5], i collegamenti storici con le rispettive aree, il patronimico tipico dell'onomastica tedesca, ed altri elementi documentali testimoniano l’origine germanica, in particolare dalla Baviera sud-occidentale (la zona lungo il Lech e l'Hammer, l'alta Loisach, l'alta valle dell'Inn e la valle dell'Ötz) e dal Tirolo occidentale [6], anche per la stirpe dei Rodeghiero-Rodighiero, come per la popolazione alloglotta dell'Altopiano di Asiago.




L’origine del cognome: un nome da 750 anni sull'Altopiano

      Il cognome Rodeghiero-Rodighiero è quindi un patronimico, indica la discendenza da ser Rüdegar [7]. E' uno dei più antichi nomi di origine tedesca che troviamo sull'Altopiano dei Sette Comuni [8]. Uno dei pochissimi nomi di persona originari, vale a dire altotedeschi, portati dagli antichi coloni bavaresi sull'Altopiano, secondo i linguisti fra il 1100 e il 1200. Il nome, assieme all'altro originario Enghelmar scomparso nel Cinquecento, è sopravvissuto  all'influsso secolare della cultura e dell'onomastica veneta pedemontana [9].

Troviamo tale nome già in un  documento compilato a Frisinga (Freising) nel 1160 [10],  proprio nell'epoca della massima colonizzazione bavarese dell'Altopiano [11]: si tratta dell'infeudazione agli Ezzelino della Curia di Godego da parte del Vescovo Alberto di Frisinga, nella quale compare quale testimone anche un certo Rudiger. Ma sull'altopiano dei Sette Comuni la prima testimonianza documentale del nome Rüdegar (nella forma del genitivo singolare Rodegerii, quale patronimico, cioè 'figlio di') l'abbiamo il 5 maggio 1261, in un atto di vendita di beni ancora degli Ezzelino, effettuata dal Podestà di Vicenza Marco Quirino: uno dei titolari di un contratto di affitto con gli stessi Ezzelino, chiamato a testimoniare su quali fossero i beni di questa famiglia sull'Altopiano, in particolare sulla Marcesina di Enego, è Federicus Rodegerii, cioè Federico figlio di Rodeghiero, un cimbro arrivato su queste terre già da tempo (Verci G., Storia degli Ecelini, t III, Bassano 1779, pp. 447-457). Federicus Rodogerii è livellario (vale a dire titolare di un contratto agrario) di un manso, cioè una particella agraria con annessa casa di abitazione sufficientemente grande da nutrire, cioè da fare restare (dal latino mansum = luogo di sosta) una famiglia sul posto (da cui il termine trentino 'maso') di Ezzelino III ad Enego. Tuttavia Federicus Rodogerii non era un semplice colono: era anche un uomo d'arme al servizio di Ezzelino III, signore della Marca Trevigiana (più o meno il Veneto attuale). Il legame era dato da un istituto giuridico, la masnada, proprio del regime post-longobardico, per cui il colono era tenuto a dare un canone ma pure a prestare all'occorrenza il servizio in armi. La guardia del corpo personale di Ezzelino III proveniva effettivamente proprio da Foza ed Enego: la sua famiglia era infatti detentrice della montagna di Foza fin dall'XI secolo, ed è molto probabile che sia stata proprio la famiglia degli Ezzelino a dare motivo alla nascita del villaggio di Enego [12].

E' priva di suffraganti elementi documentali l'ipotesi avanzata dal Nalli nel 1895 di un'origine del cognome da una località 'Roth-echer, Camporosso[13], come pure quella avanzata dal Zanocco, dal latino rodium, o dal correlativo antico alto tedesco rode, 'novale', sinonimo di 'ronco' [14]. 


 Testo tratto da: Flavio Rodeghiero, Rüdegar. Una storia Familiare dell'Altopiano, Cierre edizioni, Sommacampagna 2013, pp. 183-193. In allegato al volume un cd, curato da Alberto Alberti,  con la genealogia delle famiglie Rodeghiero/Rodighiero dal 1300 ad oggi (corrispondente a quattro fogli di metri 4,70 x 0,70, costruita sulla base dei dati delle anagrafi dei Comuni e dei Registri parrocchiali, nonchè di un accurato studio di quasi mille atti notarili).

 

 

 

 

Note

[1] Il Rizzolo nella sua opera 'Asiago e le sue contrade' (Asiago, 1996) usa più spesso la versione Rudigher, il nome di uno dei testimoni (Rüdiger) del documento compilato a Frisinga nel 1160, e contenuto nel Codice Ecelianiano del Verci: si tratta dell'atto di concessione della Curia di Godego da parte del Vescovo Alberto di Frisinga alla Famiglia degli Ezzelino. La toponomastica, dalla tradizione orale del nome della contrada Prüdegar alla località Rüdegar hechele, ci danno tuttavia testimonianza che la versione orale del nome Rudiger era  Rüdegar, con una forma che conserva tutto il carattere  alto-tedesco: vedi Rapelli G., I cognomi del territorio veronese, Verona 2007, p.595.

[2] Bortolami S., L'altipiano nei secoli XI-XIII: ambiente, popolamento, poteri, in Storia dell'Altipiano dei Sette Comuni, Vicenza 1994, p.294. Il nome tedesco nei documenti scritti in latino veniva latinizzato in Rodegerus o Rudigerio).

[3] Schmeller J.A., Cimbrisches Wörterbruck, Vienna 1855.

[4] La colonia tedesca dei Sette Comuni Vicentini diede poi  progressivamente vita alle Comunità di Posina, quindi a quelle sui monti di Folgaria e di Lavarone, a quelle sui Monti Lessini e infine a quella nella foresta del Cansiglio:  e tra questi tedeschi continuerà ad essere  portato il nome Rodogerius (1275), Rodegerius thodescus (1291), (Mantese G., Storia di Schio, Schio 1969, pp. 645 e 677).

[5] Resch H.,  in Vorwort  al Dizionario della Lingua Cimbra dei Sette Comuni Vicentini, Martello U., Roana 1971, definisce questa lingua longobardo-bavarese: 'einer uralten bairisch-langobardischen Sprache am Suedrand der Alpen'. La lingua tedesca si divide in due gruppi principali: il basso tedesco, parlato nelle pianure settentrionali, e l'alto tedesco, parlato nelle zone montuose meridionali. L'alto tedesco si divide ulteriormente in due gruppi: il medio tedesco e il tedesco meridionale (o superiore); il tedesco meridionale attiene alle Regioni dell'Alsazia, della Germania meridionale, della Svizzera e dell'Austria, ed è a sua volta diviso in due sottogruppi, cioè il francone superiore, l'alemannico ed il bavarese. Gli studiosi hanno appurato che le parlate cimbre derivano dal bavarese, in particolare dal luogo geografico dove questo si trovava a stretto contatto con l'alemannico, e cioè dal Tirolo occidentale.

[6] Hornung M., L'origine dei cosiddetti 'Cimbri', in Pellegrini G.B., Bonato S., Fabris A., (a cura di), Le isole linguistiche di origine germanica nell'Italia settentrionale, Atti del Convegno del 19-21 giugno 1981, Istituto di Cultura Cimbra, Roana 1984, p.53.

[7] Finsterwalder K., Tiroler Namenkunde: Sprach- und Kulturgeschichte von Personen-, Familien- und Hofnamen, Innsbrucker Beitrage zur Kulturwissenschaft, Germanistische Reihe, vol. IV, Institut fur deutsche Philologie der Universitat Innsbruck, Innsbruck 1978, p.450.

[8] Rapelli G., I cognomi del territorio veronese, Verona 2007, p.595

[9] Rizzolo D., Asiago e le sue contrade, Roana 1996, pp. 112 e 245.

[10] Baum W., Storia dei Cimbri, Landshut 1983, p.80.

[11] Kranzmayer E., Glossar zur Laut-und Flexionzlehre der deutschen zimbrischen Mundart, a cura di  Hornung M., Vienna 1985. (Kranzmayer, Glossar, 1918).

[12] Marcadella G., Gli Ezzelini e l'Altopiano, in Rodeghiero F., Rüdegar, una storia familiare dell'Altopiano, Verona 2013, p.43.

[13] 'A queste od alle altre famiglie primitive o posteriori possono appartenere quelle il cui cognome suona derivare da voci Tedesche, quali Rodeghiero (da Roth-echer, poi Rotechero, indi Rodeghiero) vuol significare Camporosso': Nalli G., Epitome di nozioni storiche economiche dei 7 Comuni Vicentini, Vicenza 1895, p.136. 

[14] 'Il che troverebbe riscontro nella grafia di Ronchigliéri per Rodighiéri, come risulta nella carta topografica del Regno Lombardo Veneto, pubblicata nel 1833 dall'Istituto Regio dello Stato Maggiore Generale Austriaco. Il nome starebbe, quindi, ad indicare la condizione di lavoro di questa famiglia, i cui antenati (che sembra rispondessero al nome di Brudegar) risulterebbero perciò "roncatori", o "costruttori di speciali ruote per dissodare terreni incolti"...Ipotesi questa che potrebbe trovare un certo riscontro nel mantovano Ròdigo, un Comune storicamente prestigioso nella cerchia dei Gonzaga, il cui stemma riporta, su campo azzurro, una ruota dorata.' Zanocco F., Leggende dell'Altopiano di Asiago, Padova 1991, p.323.

 
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